Dal 25 Maggio 2018 l’Europa ha alzato a 16 anni il limite di accesso a WhatsApp che “dovrebbe” anche verificare, tramite una semplice domanda, l’età dell’utente e che i genitori siano effettivamente tali.
Tuttavia, come sovente accade, il regolamento nulla prevede sulle modalità dei controlli, esattamente come accade per i siti per adulti o il gioco d’azzardo: di fatto, sono vietati ai minori ma non esiste un reale controllo per impedirne l’utilizzo da parte di questi.
Personalmente, ritengo che a causa dei molteplici pericoli nascosti in rete (pedofilia, revenge porn, cyberbullismo) i telefoni dei minori dovrebbero essere sempre supervisionati dai genitori perché chi ha accettato i nuovi termini sulla privacy nell’app di Watsapp non avrà ulteriori controlli.
L’app, da parte sua, ponendo la domanda sull’età, si sarà liberata da ogni eventuale responsabilità.
Per chi ha meno di 16 anni e voglia utilizzare il servizio, occorre il consenso di un genitore o di un tutore.
Tuttavia, per aggirare l’ostacolo basta mentire sull’età!
Ecco perché l’appello del Procuratore aggiunto, Dott.ssa Maria Letizia Mannella, a seguito dell’arresto di un pedofilo…
La sicurezza, a mio modesto avviso, deve venire prima della privacy.