A parole tutti si autodefiniscono “garantisti”. Nei fatti, soprattutto oggi, è un’altra cosa.
Al primo avviso di garanzia si chiedono a gran voce le dimissioni dell’avversario politico mentre si preferisce il silenzio se si tratta di un Collega di partito.
Si anticipa, pertanto, un giudizio di condanna che potrebbe non arrivare mai ma che produce effetti irreparabili sulla vita di chi incappa nelle maglie della giustizia e dei propri familiari.
Per me il giustizialismo più spicciolo è praticato anche da chi, non giornalista, ma semplice utente dei social, sbatte il mostro in prima pagina. A volte si arricchisce il post con commenti aggressivi, altre volte si preferisce il silenzio, tuttavia la sostanza non cambia.
Solo quando ci si trova ad essere protagonisti di queste incresciose vicende si comprende il valore e la necessità delle garanzie e, dunque, del garantismo.
Ma non si potrebbe ragionarci prima?